Eternit: a giudizio i vertici della multinazionale dell’amianto

14 years ago by in Ambiente, Amianto, Articoli, Città di Casale Monferrato, Qua e là - consigli di lettura Tagged: , , , , ,


di Mauro Barletta

Chi è rimasto fuori dalla maxi-aula 1 del tribunale di Torino ha capito com’é andata quando ha sentito un breve applauso scrosciare dall’interno: i vertici dell’Eternit erano stati rinviati a giudizio dal gup Cristina Palmesino per disastro doloso e rimozione volontaria di cautele contro gli infortuni. Reati gravi, nei quali si condensa la lunga catena di morti e malati (circa 2.900 in tutto) per il contatto con l’amianto lavorato in quattro sedi italiane della multinazionale. Ad applaudire sono stati i 140 cittadini di Casale Monferrato che, dopo essersi costituiti parte civile (con altre 550 fra persone fisiche ed enti territoriali), hanno potuto seguire l’udienza preliminare.

Casale è la città della provincia di Alessandria in cui l’Eternit aveva uno dei suoi stabilimenti più importanti e dove il fenomeno si è manifestato nelle dimensioni più vaste: solo i deceduti, fra ex lavoratori e semplici residenti, sono 1.378. “Da noi – dice Tommaso, un residente – si ammalano di amianto quattro persone al mese e ne muoiono 40 all’anno. Immaginate con che stato d’animo tiriamo avanti”. Il processo, di entità colossale per il numero delle parti lese, comincerà il 10 dicembre e riguarderà il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 62 anni, uno degli uomini più ricchi del mondo, e il barone belga Jean Louis De Cartier De Marchienne, 88 anni, chiamati in causa per l’operato delle sedi di Casale, di Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).

E’ la prima volta che dei giudici dovranno occuparsi di personalità di un tale livello per problemi legati alla sicurezza e alla salute sul lavoro, ed è per questo che Raffaele Guariniello, il pm che ha sostenuto l’accusa con i colleghi Sara Panelli e Gianfranco Colace, parla di “pagina importante nella storia dell’amianto in Italia e nel mondo”. Al magistrato rispondono gli avvocati difensori Guido Carlo Alleva e Astolfo di Amato: “L’amianto fa parte della storia industriale e sociale, e in tribunale si giudicano gli uomini, non la storia. Il processo non va caricato di significati extra giuridici”. Lo staff legale dell’Eternit ritiene che i due super dirigenti non siano responsabili, ma all’udienza preliminare si è visto respingere tutte le eccezioni. Il gup, anzi, ha sottolineato che i reati (contestati dal 1952) non sono prescritti perché “il disastro è ancora in atto”: i manufatti in amianto restano in circolazione e la gente continua a morire. Bruno Pesce, coordinatore del comitato delle vittime casalesi, ha gli occhi lucidi per la commozione: “Non è finita, e lo sappiamo. Bisogna fare il processo, risolvere la questione dei risarcimenti. Ma per ora abbiamo scritto una grande pagina di giustizia”.

mauro.barletta@ansa.it

fonte: ansa

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