Inchiesta Nucleare n.4 “I consumi dopo la crisi”

14 years ago by in Ambiente, Articoli, Nucleare Tagged:

costi-nucleare3di Piero Pelizzaro*

La grave crisi economica che sta colpendo l’economia globalizzata avrà ripercussioni profonde sui mercati dell’energia e sui possibili scenari che si verranno a creare. La formulazioni di questi scenari sarebbe falsata ed errata se fatta con semplici correzioni al ribasso delle previsioni attese.

Già nei primi anni ‘80, la seconda crisi petrolifera contribuì ad una recessione simile nei numeri a quella che si sta verificando oggi. Oggi come allora, si tende erroneamente a credere che la domanda di petrolio tornerà a crescere, seppur con numeri inferiori rispetto al passato, una volta contenuta la recessione odierna.

Oggi possiamo però evitare di commettere gli stessi errori, visto che guardando quello che successe più di vent’anni fa si vede che la domanda si ripartì, ma molto meno di quanto immaginato. Chi investì credendo nelle fin troppo rosee previsioni, si ritrovò a perdere buona parte dell’investimento fatto.

Oggi la natura sistemica della crisi non ci permette d’esser certi su nessuna variabile su cui pianificare il futuro dell’Europa; l’intensità energetica, il mix per fonti, la domanda di energia ad oggi non possono essere previste con estrema precisione. Le incertezze delle previsioni oggi si concentrano soprattutto nel mercato del metano.

Prendiamo in considerazione il metano perchè è considerata la risorsa che più è destinata a crescere nei paesi industrializzati e perchè è la risorsa su cui si concentrerà la sostituzione con le rinnovabili. I segnali di previsioni errate si cominciano già a vedere. Per cinquant’anni s’è registrato un trend di crescita ad un tasso medio annuo del 4%, ma nel 2009 per la prima volta si avrà una riduzione dei loro consumi del 9% ( Fonte: Booz&Company).

I consumi privati si sono ridotti sensibilmente, e per una volta il controllo del mercato è passato nelle mani dei consumatori provocando un progressivo ampliarsi del surplus d’offerta e di capacità produttiva. Se si somma alla riduzione dei consumi privati, la crescita delle risorse rinnovabili (nel 2008 la potenza elettrica da rinnovabili è risultata maggiore di quella da tutte le altri fonti), la crisi economica e l’entrata in esercizio di nuova capacità produttiva si può vedere che il surplus dell’offerta di energia prodotta da metano raggiungerà livelli ben più consistenti.

Ad esempio, come ben spiegato da Alberto Clò, sommando all’attuale capacità inutilizzata di rigassificazione gli 8 impianti in costruzione e quella programmata nei prossimi 2-3 anni, si perviene ad un totale di capacità libera di rigassificazione in Europa di 170 miliardi metri cubi. Sommando ad essa quella in costruzione via gasdotto, si arriva ad una capacità totale addizionale di importazione di metano di 300-350 miliardi metri cubi: 2 volte il fabbisogno incrementale che si prevedeva, prima della crisi, per l’Europa al 2020-25. (1) Questi dati dovrebbero mettere in guardia nuovi progetti di investimento dal forte rischio di bassa/nulla utilizzazione.

Sembra che nella corsa alla costruzione di nuove centrali per soddisfare il nostro fabbisogno energetico si stia sottovalutando la portata della crisi in atto e delle sue implicazioni strutturali sulla domanda di energia, sulla sua articolazione per comparti di consumo e per fonti di energia. Se questo vale per il metano che oggi risulta essere una delle risorse con i costi inferiori, assume maggiore valenza per l’energia nucleare.

Vogliamo costruire nuove centrali per produrre energia che servirà a soddisfare quali consumi? Sarebbe forse più utile investire quei miliardi a migliorare la rete di distribuzione italiana e a riconvertire il nostro sistema energetico passando dai combustibili fossili alle rinnovabili, che aiuterabbe a milgiorare la qualità delle nostre vite.

* Sinistra e Libertà

(1) A. Clò.  Quali scenari dopo la grande crisi?

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