Sì della Camera al nuovo Codice antimafia, ora il provvedimento passa al Senato

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La Camera ha dato il via libera alla riforma del Codice Antimafia (281 voti a favore, 66 contrari (Fi e M5S) e due astenuti) che ridisegna le misure di prevenzione e le regole sulle confische di beni. Il nuovo Codice, che dovrà passare al vaglio del Senato.

Il provvedimento

Si compone di 30 articoli, suddivisi in 7 capi e apporta numerose modifiche al Codice antimafia  e ad altre disposizioni di legge vigenti. Cuore della riforma: il sequestro (con la possibilità dell’amministrazione giudiziaria), il controllo giudiziario delle aziende e la modifica del procedimento di esecuzione e la confisca. Inoltre si cerca di garantire una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari, con garanzia di competenze idonee allo svolgimento dell’incarico e di rotazione negli incarichi; in particolare è modificato il procedimento di nomina e revoca dell’amministratore giudiziario, il regime delle sue responsabilità gestionali e gli obblighi di relazione.

Agenzia dei beni confiscati

Il provvedimento riorganizza e rafforza l’Agenzia nazionale per i beni confiscati, ponendola sotto la vigilanza della presidenza del Consiglio, e rivedendone i compiti. La sede centrale sarà a Roma e avrà un direttore che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado.

Norma Saguto

Tra le novità rispetto al testo uscito dalla commissione Giustizia la cosiddetta “norma Saguto”. Un emendamento presentato dal governo che impedisce la nomina ad amministratore giudiziario di beni confiscati alla mafia, o coadiutore o collaboratore, non solo ai parenti ma anche ai “conviventi e commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico. Il divieto varrebbe per i “parenti fino al quarto grado” e per “gli affini entro il secondo grado”. Gli amministratori giudiziari non potranno inoltre avere più di 3 incarichi.

Sequestro dei beni a chi favorisce latitanti

Secondo le modifiche apportate al codice sequestri e confische sono previsti anche a chi favorisce i latitanti, commette reati contro la Pa o si macchi del delitto di caporalato.

Affitti

Gli affittuari degli immobili confiscati potranno provvedere a proprie spese alle ristrutturazioni qualora le amministrazioni assegnatarie non dispongano delle risorse necessarie. In quel caso, sarà possibile una compensazione delle spese sostenute per la ristrutturazione sostenute dagli agenti, dai militari o dai funzionari assegnatari: andranno a valere sul canone di affitto. Gli immobili potranno essere affittati ai dipendenti delle forze di polizia, delle forze armate e dei Vigili del fuoco per quattro anni prorogabili per non più di due volte.

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