Inchiesta nucleare n.2 “I costi di gestione”

14 years ago by in Ambiente, Articoli, Nucleare, Qua e là - consigli di lettura Tagged: , , ,

costi-nucleare4Nel nostro precedente articolo sottolineavamo come spesso ci vengano nascosti i reali costi che si devono sostenere per l’utilizzo dell’energia nucleare. Se i costi inziali corrispondevano al 25% del costo comlessivo, i costi di gestioni sono il 43%. Considerando una spesa iniziale di 5miliardi di €, la gestione sarà dunque di 9miliardi di €, che verranno accreditati anno dopo anno nelle bollette dei cittadini e dallo stato con concessioni di prestiti ai gestori “privati” delle centrali.

Uno dei casi più esemplificativi è quello degli Stati Uniti. All’inizio degli anni ‘80, fu lo stesso Governo a decidere di intervenire per porre fine a un rincaro indiscriminato delle tariffe, obbligando le “companies” a farsi carico delle spese straordinarie. Il risultato fu il blocco di tutti gli ulteriori progetti di impianti. Esposti alle incertezze di un mercato non protetto e a costi straordinari particolarmente pressanti gli imprenditori hanno accuratamente evitato per 30 anni di imbarcarsi nuovamente nell’impresa atomica, salvo poi indirizzarsi ai mercati dei paesi emergenti. E’ solamente con la seconda amministrazione di George W. Bush che le condizioni tornano ad essere appetibili. Con l’approvazione nel 2005 di una nuova legge sull’energia, lo Us Energy Policy Act, la Casa Bianca spalanca di nuovo le porte all’energia atomica assicurando alle nuove centrali, durante i primi 8 anni di attività, un sussidio di 1,8 centesimi di dollaro per ogni kWh prodotto. Come copertura dell’assicurazione di rischio viene inoltre garantito per ogni nuovo reattore un ulteriore sussidio biennale di 500 milioni di dollari, che scende a 375 milioni nel caso la centrale sia già dotata di almeno 2 reattori. Come sottolinea la World nuclear association, nel 2007 del resto al nucleare americano sono già stati versati 199 miliardi di dollari di sussidi. (1)

I dati che vi stiamo proponendo sono in controtendenza con quanto sostenuto normalmente, ma emergono da uno studio commissionato nel 2000 dal premiere francese Lionel Jospin al CNRS e al Commisariat à l’ènergire atomique (CEA). L’analisi fatta copriva un arco temporale di trent’anni e considerava la vita di una centrale nucleare “dalla ricerca allo smaltimento”.

Nei costi di gestione vanno poi inseriti anche le spese assicurative. Come ben sappiamo nel caso di incidenti i danni per la popolazione e per l’ambiente possono raggiungere cifre notevoli. Se prima le spese assicurative erano completamente sulle spalle dello stato, ora nel mercato liberalizzato dell’energia, sono a carico delle aziende private che gestiscono gli impianti. Solitamente le compagnie private proprietarie di siti nucleari concordano polizze assicurative in grado di coprire solo una minima percentuale dei possibili danni, mentre nel caso di incidenti gravi a farsi carico dei danni è lo stato. Infatti fatta eccezione per la Germania, che richiede una copertura del danno per almeno 2,5miliardi di euro, negli altri paesi “nucleari” le aziende sono obbligate a garantire un risarcimento medio di 400milioni di dollari.

Nel 2005, Friends of the earth ha stimato che in caso di incidente nucleare di grosse proporzioni i danni, in termini meramente economici, sono almeno 1000 volte maggiori della copertura pagata dalle compagnie e garantita dalle assicurazioni. Per farvi comprendere a pieno la spesa che lo stato potrebbe affrontare in caso di un incidente nucleare citiamo la spesa che Bielorussia, Russia e Ucrania hanno sostenuto a seguito dell’incidente di Chernobyl. Dal 1991 al 1995 l’Ucraina ha sostenuto una spesa di 121 miliardi di dollari; dal 1992 al 1998 la Russia ha pagato 3,8miliardi di dollari mentre la Bielorussia pagherà al 2015 una cifra complessiva di 84miliardi di dollari.

Secondo la World Energy Association “l’obbligo assicurativo è limitato in modo che al di sopra dei tetti fissati sia lo stato a farsi carico della responsabilità coprendo i fondi mancanti e questo, precisa la WEA è quanto accade in qualsiasi altro aspetto della società industriale”. Quindi anche per quanto riguarda le spese assicurative vediamo la falsità dei dati che ci vengono detti, perchè lo stato con il suo intervento non solo facilita le aziende ma contribuisce a falsare i reali costi dell’energia nucleare.

E’ ora interessante analizzare alcuni informazioni che provengono dagli USA. Un paio d’anni fa l’ente statisco americano Energy information administration (EIA-DOA) stimò un costo di circa 8,1 dollari per MWh per la gestione di un impianto nel 2015. Se confrontato con i costi gestione di altre fonti energetiche, risulta essere di poco inferiore rispetto all’eolico 9,74€ ma decisamente superiore al costo di MWh prodotto da carbone 4,89€ e da gas a ciclo combinato 1,44€. Dall’analisi di questi dati si evince che a fronte di un costo di gestione elevato, conviene al fine della riduzione delle emissioni di CO2 e quindi di perseguire gli obiettivi prefissati dall’UE investire nell’energia eolica piuttosto che nell’energia nucleare.

(1) I costi nascosti del nucleare. Legambiente Agosto 2008.

fonte: sinistraelibertà.it

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