Acqua ai privati, decreto illegale

14 years ago by in Acqua, Articoli, Qua e là - consigli di lettura Tagged: , ,

di Monia Cappuccini

Un provvedimento che fa acqua da tutte le parti. Che rischia di stabilire un primato – tutto al negativo – nella gestione di un bene pubblico come l’acqua demandato totalmente all’iniziativa privata. Un passo in controtendenza nel panorama europeo e in assoluto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione.Con il decreto legge 135/09 – approvato dal Consiglio dei Ministri nel settembre scorso e attualmente all’esame del Parlamento che deve convertirlo in legge entro il prossimo 24 novembre – il Governo dà una accelerata alla liberalizzazione delle acque pubbliche già deliberata con la legge 133 del 2008. Ne parliamo con Emilio Molinari del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Molinari, che cosa sta succedendo?

E’ successo che la legge 133 votata ad agosto del 2008, fortemente voluta dal centrodestra e debolmente criticata dal Pd – che anzi si lamentò per il taglio poco privatizzante del provvedimento e le dichiarazioni in commissione di Linda Lanzillotta sono lampanti a riguardo – manteneva ancora dei paletti alla privatizzazione dell’acqua pubblica. Paletti che rischiano di cadere definitivamente con l’articolo 15 del decreto legge approvato due giorni fa in Senato e ora in dirittura di arrivo alla Camera, che obbliga tutti i comuni italiani a mettere in gara d’appalto i propri servizi idrici. E’ un decreto contro l’acqua pubblica, a cui gli emendamenti presentati dall’Idv e da alcuni piddini – suggeriti da noi e tutti bocciati – cercavano almeno di lasciare ai comuni la facoltà di decidere sulla gestione del loro patrimonio idrico.

A livello locale che novità introduce il decreto?

Le società per azioni a capitale interamente pubblico vengono liquidate definitivamente e si afferma la società mista come modello di riferimento. Nel pacchetto azionario viene introdotta la soglia peggiorativa del 30% al pubblico e del 70% al privato, mentre nella prima versione della legge era stabilito rispettivamente del 60% e del 40%. Il fatto più grave è l’ipocrisia con cui viene fatta passare questa legge. Chi la sostiene nega l’intento di voler privatizzare l’acqua pubblica, adducendo a sua discolpa la possibilità per i comuni di concorrere alle gare di appalto. La realtà è che si crea un paradosso perché i comuni prima sono costretti ad alienare il 70% del loro patrimonio e poi devono concorrere per andarselo a riprendere, verosimilmente indebitandosi con le banche. Questa è schizofrenia pura.

Nonché una anomalia rispetto alla tendenza degli altri paesi europei…

Esattamente. La Francia, la Germania e il Belgio, ad esempio, stanno tornando sui passi della nazionalizzazione. Senza dimenticare che così facendo si introduce un criterio anticostituzionale.

 

Tanto che ieri il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha annunciato il ricorso di fronte alla Corte Costituzionale…

Il caso della Puglia la dice lunga a riguardo. Il consiglio regionale aveva già sottratto alla legge nazionale la competenza sulle sue acque indicando il servizio idrico come un servizio privo di rilevanza economica ed assumendosene così tutta la gestione. Ora questo escamotage rischia di rimanere nullo e la Puglia ha così deciso di ricorrere davanti alla Corte Costituzionale. E’ un aspetto di assoluta rilevanza, rimasto però fuori dal dibattito parlamentare. Occorre che i partiti e i singoli deputati non si limitino votare contro ma sollecitino una mobilitazione a livello nazionale e locale su un punto che è di una gravità inaudita. C’è tempo al massimo fino alla fine di dicembre per intervenire, dopodiché si potrà solo cercare qualche scappatoia istituzionale nel conflitto tra Regione e Stato, e non escludo la possibilità di ricorrere al referendum. Intanto per il 18 novembre saremo davanti a Montecitorio e ci auguriamo che l’opposizione si mobiliti anch’essa.

A proposito di opposizione, anche in questa occasione la Lega ha scavalcato Pd e sindacati…

Dal 2002 la Lega ha mantenuto un atteggiamento di resistenza in nome del federalismo e delle autonomia locali. Ora si è adeguata anch’essa, tanto che il decreto in esame porta la firma di Fitto e di Calderoli. I sindacati meriterebbero una tirata d’orecchi per il ritardo culturale con cui si stanno confrontando con i gradi temi delle liberalizzazioni. Qui non è in ballo solo una problema occupazionale, ma si introduce il criterio dell’acqua come bene economico destinato a finire nell’area delle speculazioni finanziarie, dei titoli derivati, del gioco delle banche. In pratica l’acqua finirà nelle mani della grande finanza, la stessa che ha generato l’ultima crisi economica. Senza contare che la fine delle autonomie comunali sta passando nel silenzio più assoluto.

Come Forum che soluzione alternative proponete?

Il ritorno alle vecchie municipalizzate e ai consorzi tra comuni. Siamo contrari all’ingresso dei privati e al gioco delle Spa. La gestione delle acque rimane un compito istituzionale, con una variante: l’impegno totale dei cittadini nella gestione municipalizzata. Tutto questo dibattito sull’acqua deve diventare un elemento di politica partecipata che, se fatta bene, comporterebbe anche ad un abbattimento dei costi. Ed è ora che anche la sinistra se ne renda conto.

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0 Responses to “Acqua ai privati, decreto illegale”


Gian Carlo
17 novembre 2009 Rispondi

che schifo!!! si svendono patrimoni dello stato (ovvero nostri) in cambio di pochi soldi ma immediati che così fanno fumo per la propaganda politica, causando danni immensi per i nostri figli che diventano ricattabili in quanto ciò che è assolutamente necessario (come appunto l’acqua) la dovranno comprare dalle multinazionali.

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