Sulla situazione della Scuola Trevigi e dell’Ente Trevisio

14 years ago by in Articoli, Città di Casale Monferrato, Qua e là - consigli di lettura, Scuola - Istruzione Tagged: , , ,

lettera a “il Monferrato” dell’ex-Presidente dell’Ente Trevisio Giovanni Ferrari

Ho letto nell’edizione di venerdì 5 la lettera degli insegnanti della Scuola Media Trevigi, allarmati, ed io dico giustamente, per i “boatos” sempre più insistenti circa l’eventualità di uno smembramento della Scuola stessa. Chi scrive è stato Presidente del consiglio di Amministrazione dell’Ente Trevisio dal 17/11/2006 al 1/10/2009 e quindi, per essere chiari, persona informata dei fatti. Quando fui interpellato dall’allora Sindaco Mascarino, circa la mia disponibilità ad assumere la carica di Presidente, ci trovammo assolutamente d’accordo sulla necessità inderogabile di intervenire in modo definitivo sul patrimonio edilizio dell’Ente.

Patrimonio che versava nella maggior parte in condizioni pietose. Si trattava in definitiva di venderne una parte, acquisire risorse, investire nella rimanente parte che sia l’Amministrazione Mascarino che il sottoscritto consideravano o strategica, vale a dire la Scuola Trevigi, o un dovere storico culturale, vale a dire la chiesa di Santa Caterina. Il Presidente ed il CDA del Trevisio dovettero partire praticamente da zero, con l’handicap di non possedere la minima struttura amministrativa. Si incominciò con un incontro con la Regione, organo di vigilanza sulle Fondazioni, la quale ascoltate le motivazioni ci concesse di procedere nella ristrutturazione patrimoniale, riservandosi ovviamente un continuo monitoraggio dell’operazione ed il giudizio finale sulla stessa. A questo punto fummo in grado di procedere con l’attività vera e propria della trasformazione patrimoniale.

Non esisteva uno stato patrimoniale dell’Ente, ragione per cui incaricammo il Servizio Patrimonio del Comune di Casale Monferrato di procedere ad una stima delle proprietà, formalizzata in una perizia asseverata a firma del Dirigente dello stesso Servizio. Dovemmo anche procedere ad una complessa operazione di riaccatastamento di tutti i fabbricati, in quanto neanche lo stesso Ufficio del Catasto a causa dei tanti cambiamenti intervenuti nei secoli scorsi, perché a tanto risalgono alcuni edifici, era in grado di darci una situazione aggiornata. Di seguito incominciammo le procedure obbligatorie con la Sovrintendenza, dalla quale ottenemmo il riconoscimento dell’interesse storico artistico degli immobili in un primo momento e poi l’autorizzazione a vendere, con i relativi vincoli, successivamente. Per Palazzo Vitta manca quest’ultima approvazione, in quanto solo nel settembre scorso la Sovrintendenza ci ha richiesto anche un inventario dei beni mobili in esso contenuti (specchiere, infissi, lampadari e panoplie). Si tratta però di un adempimento di facile e rapida esecuzione. A questo punto fummo in grado di costruire un piano tecnico-finanziario che prevedeva la vendita di Palazzo Vitta e del fabbricato di piazza Castello, l’investimento di tre milioni di euro sulla scuola Trevigi e di 500.000 euro per il rifacimento completo dell’esterno della chiesa di Santa Caterina, per la quale già eravamo in possesso di un progetto di ricupero redatto da un importante studio di architettura di Torino specializzato in interventi su edifici in stile barocco. Con le risorse residue si sarebbero acquistati alloggi da concedere in affitto. Il documento di cui sopra mise anche in evidenza che, ad operazione conclusa, l’Ente Trevigi avrebbe avuto un aumento di disponibilità annua di circa 200.000 euro, tra minori uscite e maggiori entrate. Infine demmo incarico ad un commercialista di riconosciuta competenza per redarre il bando di asta pubblica per gli immobili da dismettere, bando che aspetta solo di essere pubblicato su due giornali a diffusione nazionale. Prima di dimettermi chiesi la collaborazione del prof. Angelino, Presidente dell’Associazione Arte e Storia, per una ricerca storico-archivistica onde risalire al reale lascito testamentario di Andrea Trevigi risalente al 1623. Ciò che potrebbe reclamare l’Opedale Maggiore di Milano in quanto lascito testamentario sembra essere un antico edificio situato dalle parti di piazza Coppa e non più esistente e 400 ducatoni d’oro del Ducato di Mantova, altro che i 22 milioni di euro del valore edilizio dell’Ente!. Tanto per dimostrare che a Casale saremo pure delle pulci in confronto a Milano, ma non siamo fessi. Ora qualcuno si chiederà perché se lasciai tutto pronto per procedere finora non si è fatto niente, non c’è nessuna notizia di indizione delle aste senza le quali non si può procedere all’investimento sulla scuola, ma nello stesso tempo girano le voci di spostamenti di classi dal Trevigi ad altri edifici. Ma questa è tutta un’altra storia.

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