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Abstract:

Western Liberal Democracies appear affected by a multiple crisis almost everywhere. From 2006 we are seeing a slowdown of some important processes of democratization and the rise of ‘non-democratic’ regimes. In the same context, China, with its effectiveness, faces the Western World with a big dilemma regarding the supremacy of ‘democratic model’ and the performance of decision-making process. What are the main traits of the current Chinese political regime? Is it possible to combine democratic elements with Confucian thought and meritocracy, or Liberalism remains the only way towards democracy? And the current Chinese regime represents a peculiar case able to efficiently use different elements in order to pursue order, balance and meritocracy?

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Il XX Congresso del Partito Comunista Cinese, che si è concluso da pochi giorni, ha rappresentato, almeno simbolicamente, un punto di svolta decisamente significativo, dando il via ad “Nuova Era”, sempre più segnata dalla personalità di Xi Jinping. In realtà non si tratta di un vero e proprio inizio, quanto del suggello di una “lunga marcia” da parte del leader cinese iniziata ormai diversi anni fa, con un lento avvicinamento e una scalata alle cariche che ha avuto un carattere progressivo e continuo; un’occupazione delle posizioni di potere che l’ha visto determinato nel suo ruolo di “giovane” dirigente predestinato a un futuro di potere praticamente assoluto.

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schermata-2023-06-04-alle-14-03-28Abstract

The XXI Century appears as China’s Century, with many consequences. During the seven decades since the foundation of PRC, many changes occurred. Nowadays under the guide of Xi Jinping, whose though has been included in the Constitution in 2018, China knows a new transformation with the full consciousness of being one of the most potent worldwide rulers, with a strong tradition, preserved by a recent revival of Confucianism. “One belt, one road initiative” (一 帶一路) is part of this transformation. It represents not only an infrastructure plan but also the ambitions of Chinese leaders to increase the role they want to play with the US and in the EU. Under this framework, the paper aims to analyse the most profound changes during Xi’s Era with a specifi c focus on the current relationship between European Countries (Italy in particular) and PRC.

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“La Commissione Moro e l’errore su Birgit Kraatz. Intervista a Fabio Lavagno” realizzata da Lanfranco Palazzolo con Fabio Lavagno.

L’intervista è stata registrata lunedì 26 ottobre 2020 alle 17:00.

Nel corso dell’intervista sono stati discussi i seguenti temi: Brigate Rosse, Gallinari, Giornalisti, Informazione, Moro, Parlamento, Politica, Rapimenti, Storia, Stragi, Terrorismo, Vaticano.

Possiamo affermare, nemmeno troppo provocatoriamente, che il 2020 non sia cominciato il primo gennaio, ma, almeno simbolicamente, che abbia trovato il suo vero inizio con il capodanno cinese. Nel seguire il calendario lunare, che fissava l’inizio del nuovo anno “del Topo” sul finire del mese di gennaio, la Cina, prima, e il Mondo, poi, sono entrati nel nuovo anno o forse, sarebbe meglio dire, in una nuova epoca.

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l Centro Studi Geopolitica.info e lo Standing Group “Russia e Spazio post-sovietico” della SISP sono lieti di presentare l’e-book “Vulnerabili. Come la pandemia cambierà il mondo” del Prof. Vittorio Emanuele Parsi.

29 maggio, ore 19.00-20.30

Ne discuteranno con l’autore:

Anna Zafesova, giornalista de La Stampa
Fabio Lavagno, sinologo

Introduce:
Gabriele Natalizia, Geopolitica.info e SG SISP
(Università Sapienza di Roma).

Modera:
Mara Morini, SG SISP
(Università di Genova).

Per prenotarsi:
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La distanza è un dato oggettivo? Lo è certamente quando parliamo di metri o di miglia, quando, cioè, parliamo di unità di misura. Lo è altrettanto quando parliamo di cultura? Prendiamo ad esempio quanto accade tra Oriente e Occidente. In questo caso la distanza è molto più simile a un elastico, e se è vero che i chilometri rimangono sempre immutati, quando parliamo di società (e di cultura) siamo di fronte proprio ad un elastico che si allunga e si accorcia. Ad insegnarcelo è la storia, e a raccontarcelo ancora meglio sono i fatti di questi giorni.

Se è vero che le civiltà si sono sviluppate autonomamente in varie parti del mondo[1], e che, nello specifico, quelle orientali sono sorte lungo le rive di fiumi e quella occidentale privilegiando il bacino del Mediterraneo, è altrettanto vero che ci sono stati momenti di maggiore o minore distanza ed è in questi ultimi che le due civiltà sono arrivate addirittura a toccarsi. A volte non solo a toccarsi, ma addirittura a influenzarsi o per usare un termine ambiguo, ma diffuso, a contaminarsi. Prendiamo ad esempio la scultura del Gandhara[2], l’arte statuaria buddista con chiari ed evidenti riferimenti ellenistici, che si è sviluppata come risultato della massima espansione della koinè, seguita alle conquiste militari di Alessandro Magno verso est sino a raggiungere le valli dell’Indo. Altre volte, le stesse civiltà, hanno corso in parallelo e contemporaneamente.

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A scorrere le prime pagine del “Giornale del Popolo” (Rénmín Rìbào), o le notizie sull’agenzia Xinhua di questa settimana sembra di sfogliare l’agenda che un qualche fidato segretario tiene a Xi Jinping. Scotta il telefono del Presidente cinese. Non passa giornata senza una puntuale relazione delle chiamate partite da Pechino verso le principali capitali europee e non solo. Si tratta di una fitta rete di relazioni, che non rappresentano solo una formale attività diplomatica: la costruzione di frasi di circostanza, infatti, si intreccia costantemente con messaggi più o meno espliciti e capaci di una serie di conseguenze non trascurabili per il futuro assetto geopolitico dell’interno globo.

Il processo di desinizzazione del Corona Virus è chiaro e la sua impronta inizia a fare breccia nelle opinioni pubbliche occidentali. Forse non è stata l’Italia a inaugurare questa catena di telefonate, ma nel colloquio con il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte l’intento è stato più che esplicito: rafforzare con l’Italia il rapporto di natura commerciale e geopolitica culminato dalla firma del Memorandum dello scorso anno. E’ bene ricordare che l’Italia stessa, paese fondatore dell’Unione Europea, è l’unico membro del G7 ad aver sottoscritto il patto con la Cina relativo alla Belt and Road Initiative (Nuova via della seta). Ciò che resta emblematico è che, nella telefonata con Conte, anche i media cinesi abbiano abbandonato l’espressione ufficiale del progetto per adottare quella più empatica al paese che ha dato i natali a Marco Polo e Matteo Ricci di “Nuova via della seta” aggiungendovi “della sanità”. Quindi l’aiuto, i mezzi giunti in Italia in queste settimane e quelli che arriveranno nelle prossime, non si slegano da un principio e da un quadro di natura geopolitica e commerciale complessivo e ben più complesso.

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La Cina è passata radicalmente alla fase successiva rispetto alla gestione della crisi epidemica che l’ha coinvolta e con la quale ha dovuto convivere concretamente a partire da una data simbolica, come quella del Capodanno Cinese.

Se da un lato i numeri di carattere sanitario parlano di un rallentamento dei contagi (e di un calo delle vittime) e quelli economici di una lenta ripartenza del gigante asiatico, la politica di Xi Jinping è certamente più avanti ed è capace di interpretare una fase nuova e decisamente successiva.

Se il 10 marzo il Presidente cinese ha compiuto la sua visita a Wuhan, che con toni trionfalistici e solenni ha sancito simbolicamente la fine della fase più acuta e devastante della crisi sanitaria [Renmin Ribao – il Quotidiano del Popolo, 11/3/2020], è nei giorni precedenti che Xi si occupato di tutt’altre questioni, ma che in una prospettiva di medio periodo, possono risultare molto più cruciali per la vita della Cina.

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Poche settimane fa, nel concludere una conferenza di un ciclo di formazione rivolto ai docenti di un liceo piemontese, affermavo che la Cina avrebbe fatto di tutto non solo per uscire in tempi rapidi dall’emergenza relativa al Corona Virus, ma avrebbe cercato di sfruttare questa occasione, partita da una situazione drammatica, come promozione della propria immagine di Paese forte, unito, moderno ed efficiente.

Era il 20 febbraio. L’Italia, l’Europa, come il resto del mondo, si presumevano immuni dalla nuova emergenza che sembrava relegata alla Cina o comunque all’Estremo Oriente. Una distanza geografica, e ancor più culturale, davanoall’Occidente nel suo complesso l’impressione che il pericolo fosse lontano o al più aggirabile con alcuni (discutibili) espedienti come il blocco dei voli diretti, l’astensione dai luoghi di ristoro o di frequentazione orientali, punte più o meno evidenti di razzismo.

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Accogliamo con una certa apprensione le dichiarazioni giornalistiche dell’Assessore regionale ai trasporti Gabusi relativamente all’incertezza sulle date di avvio del servizio sulla tratta ferroviaria Casale-Mortara e sulla totale chiusura all’ipotesi che anche la Casale Vercelli possa essere ripristinata. Da anni ormai Casale ed il suo territorio hanno visto impoverire la propria offerta di trasporti indebolendo il tessuto economico e la capacità attrattiva soprattutto modo per quanto riguarda le potenzialità turistiche. Da tempo il tema dell’isolamento dei trasporti è all’attenzione grazie all’impegno di svariate realtà sociali e politiche, delle istituzioni locali, in modo particolare quelle scolastiche. La riapertura della linea per Mortara sembrava es-sere un primo spiraglio positivo, ma ora tutto sembra ripiombato nell’incertezza. Il Partito Democratico di Casale pertanto aderirà e sarà presente al presidio, organizzato tra gli atri da Legambiente e Casale Bene Comune, ce sabato prossimo si svolgerà nei pressi della stazione. Il gruppo consigliare del PD ha presentato un’interrogazione, sul tema delle linee ferrovia-rie per Mortara e Vercelli, senza alcun intento polemico, ma mossi dalla convinzione che uscire dall’isolamento sia una battaglia prioritaria comune e che un tema di così grande rilevanza non possa essere lasciato alle, seppur legittime, sole dichiarazioni di carattere giornalistico.

 

La lotta contro il razzismo, la xenofobia e ogni forma di totalitarismo sono il cuore di ogni politica dei diritti umani, perché la tolleranza e il rispetto per la dignità altrui costituiscono le fondamenta di ogi società davvero democratica e pluralista. Dobbiamo constatare come; purtroppo, nel nostro Paese si stia diffondendo sempre più una cultura d’odio, o peggio di incitamento all’odio in cui la Rete gioca un ruolo di amplificatore. Di particolare preoccupazione sono le minacce ricevute da parte della Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e nominata Senatrice a vita dal Presidente Mattarella “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo del sociale”. Tali minacce si sono sviluppate, in particolare, dopo l’approvazione di una mozione della Senatrice per l’istituzione di una commissione per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Le minacce e gli attacchi sono state tanto allarmanti da prevedere che alla Senatrice Segre venisse affidata una scorta per garantirne la sicurezza. In questo quadro preoccupante ho proposto una mozione, sottoscritta dagli altri Consiglieri del PD perché alla Senatrice Segre venga conferita la cittadinanza onoraria di Casale Monferrato, quale simbolo della lotta contro le