Il castello espugnato dai guerrieri del web

15 years ago by in Articoli Tagged: ,

di Cesare Buquicchio

C’era la neve quando l’assedio al castello è cominciato. È il primo giorno di primavera e l’assedio si trasformerà in una festosa occupazione. No, l’assedio al castello di Casale Monferrato non è quello che «Don Gonzalo aveva messo con gran voglia» come racconta Manzoni nei suoi Promessi Sposi. Sono Kevin, Baro e Costanz, Vittoria e Alessandra del liceo scientifico Palli, Giuls, Marti e Giorgia, Emanuela dell’istituto Balbo e tanti altri ragazzi casalesi che da mesi puntano alla conquista della storica fortificazione di questo spicchio di Piemonte affacciato sul Po.

Le loro armi sono insolite e si chiamano Facebook, Geoblog e Mobtag. E il loro assalto è del tutto innovativo, tecnologico e culturale. Per la prima volta in Italia, infatti, la riapertura di uno spazio civico come il trecentesco castello di Casale, che oggi torna alla città dopo oltre vent’anni d’abbandono, è stata pensata e vissuta sul popolare social network prima ancora che nella realtà.

Quando l’inverno ancora infuriava e i lavori di ristrutturazione procedevano a fatica tra le mura e i torrioni, i ragazzi delle scuole di Casale già discutevano insieme, dal vivo e in rete, su quale destinazione dare agli spazi fortificati, studiavano la storia della rocca e i suoi rimandi nella letteratura, raccoglievano e scattavano fotografie e riflettevano su quale rapporto avrebbe avuto il nuovo spazio nella geografia sentimentale delle loro passeggiate pomeridiane. E poco importa se, alla fine, alcuni di loro non ci troveranno dentro la discoteca che avevano chiesto o i punti vendita di Zara e Accessorize. Tutto il lavoro di questi mesi di «palestra di cittadinanza» sarà a disposizione dei casalesi e di tutti i visitatori del castello.

Da oggi, chi si addentrerà nelle sale della fortificazione potrà incontrare i Mobtag realizzati dai ragazzi: piccoli codici grafici, una sorta di evoluzione del codice a barre, leggibili avvicinando un cellulare e contenenti citazioni letterarie o link attivi ai post degli studenti. Oppure, attivando il bluetooth del telefonino, sarà possibile compiere una visita radio-guidata delle sale. E per chi vorrà approfondire la conoscenza della storica magione, commentare la visita o raccontare le sue sensazioni ci sarà il Geoblog http://geoblog.it/castell/, un multi-blog collegato a tutti i luoghi frequentati dai ragazzi, castello incluso.

Insomma, la versione 2.0 di quelli che una volta sarebbero stati un bel mucchio di compiti a casa. Ma non solo, «è stata anche un’occasione per coniugare questo spazio pubblico riconquistato dalla città con un nuovo spazio pubblico che sta emergendo, in primo luogo tra le nuove generazioni, quello di Internet. Si tratta di sperimentazioni che tendono a interpretare le potenzialità creative dei ragazzi e che il sistema educativo può e deve contestualizzare per creare una connessione culturale tra innovazione e tradizione», spiega l’inventore del progetto, Carlo Infante esperto di new media e docente universitario, uno dei pochi che nel nostro Paese si sta ponendo il problema di come tirar fuori cittadini migliori dal confronto con le nuove tecnologie. «Lo sviluppo della nostra società riguarda l’invenzione dello spazio pubblico, dal teatro nella polis greca alle piazze del rinascimento. Ora lo spazio pubblico, specialmente per i giovani, è Internet».

articolo tratto da L’Unità

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