L’elastico della distanza

4 years ago by in Articoli Tagged: , , , , , ,

La distanza è un dato oggettivo? Lo è certamente quando parliamo di metri o di miglia, quando, cioè, parliamo di unità di misura. Lo è altrettanto quando parliamo di cultura? Prendiamo ad esempio quanto accade tra Oriente e Occidente. In questo caso la distanza è molto più simile a un elastico, e se è vero che i chilometri rimangono sempre immutati, quando parliamo di società (e di cultura) siamo di fronte proprio ad un elastico che si allunga e si accorcia. Ad insegnarcelo è la storia, e a raccontarcelo ancora meglio sono i fatti di questi giorni.

Se è vero che le civiltà si sono sviluppate autonomamente in varie parti del mondo[1], e che, nello specifico, quelle orientali sono sorte lungo le rive di fiumi e quella occidentale privilegiando il bacino del Mediterraneo, è altrettanto vero che ci sono stati momenti di maggiore o minore distanza ed è in questi ultimi che le due civiltà sono arrivate addirittura a toccarsi. A volte non solo a toccarsi, ma addirittura a influenzarsi o per usare un termine ambiguo, ma diffuso, a contaminarsi. Prendiamo ad esempio la scultura del Gandhara[2], l’arte statuaria buddista con chiari ed evidenti riferimenti ellenistici, che si è sviluppata come risultato della massima espansione della koinè, seguita alle conquiste militari di Alessandro Magno verso est sino a raggiungere le valli dell’Indo. Altre volte, le stesse civiltà, hanno corso in parallelo e contemporaneamente.

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