Una manovra di tagli e senza sviluppo

12 years ago by in Articoli, Economia Tagged: , ,

La manovra finanziaria targata Tremonti, sia pure nell’ultima versione proposta, si presenta come un provvedimento incapace di proporre una minima ripresa economica dell’Italia. 

L’ammontare della manovra

Ciò che si percepisce in maniera chiara é l’ammontare della manovra stessa stimato nel biennio 2011/2012 rispettivamente di 2 miliardi e di 6 miliardi di euro. Ben più consistenti le cifre per il 2013 e il 2014, indicate rispettivamente a 20 miliardi e a 40 miliardi di euro. Si ottiene così la cifra complessiva di 68 miliardi, scaricando gli oneri maggiori sui Governi futuri. Ad allarmarci dovrebbe essere il confronto con un paese come la Grecia che ha predisposto un recupero di 64 miliardi. 

Sanità

L’aspetto più intollerabile che assume la manovra è però rivolta sostanzialmente alle aree meno abbienti e più indifese della popolazione. Ed ecco che in materia sanitaria ricompaiono i ticket ovvero la chiamata dei cittadini alla compartecipazione ai costi. Si tratta di interventi di 10 Euro su visite specialistiche ed analisi e la possibilità di introduzione degli stessi a partire dal 2014 anche sui farmaci. Saranno le Regioni che dovranno decidere se introdurre questa disposizione o se la escluderanno definendo un modo alternativo per far fronte ai tagli della sanità. Che di tagli si tratta, sebbene in valore assoluto il finanziamento cresca ancora, non c’è dubbio: il Governo mette nero su bianco che la spesa sanitaria pubblica dovrà crescere molto meno del PIL; in numeri vuol dire che secondo la manovra il finanziamento pubblico della Sanità dovrebbe aumentare dello 0,5% per il prossimo anno e del 1,4% in quelli seguenti, mentre il PIL crescerà, sempre secondo il Governo, fra il 3,3% e il 3,4% annuo.

Enti Locali e pubblico impiego

Altra parte consistente della manovra ricadrà su Regioni ed Enti locali, con un taglio ai trasferimenti, per i soli Comuni, stimato dall’ANCI in circa 12 miliardi da qui al 2014. Ricordiamo che questi tagli seguono quelli già previsti nel 2011, pari a 6,3 miliardi di euro, ovvero 104 euro pro capite. Immaginare riduzioni di servizi o aumento dei prelievi locali non risulta così inaspettato. Il generale contenimento della spesa pubblica si riversa anche sul pubblico impiego con blocco dei contratti e del turn-over.

Pubblica Istruzione

La scuola subirà buona parte degli interventi legati al personale, con una cronicizzazione del precariato ed effetti sulla sua stessa governace, infatti non saranno previste autonomie scolastiche (fatte salve rare eccezioni) che non siano organizzate in istituti comprensivi di almeno 1000 alunni.

Pensioni

Parte significativa della manovra è rappresentata dall’intervento in materia pensionistica. Infatti i soggetti che maturano i previsti requisiti per il diritto al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica (40 anni di contribuzione) conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico con un posticipi progressivi. A questo si aggiunge l’allungamento dell’età pensionabile per le donne a partire dal 2014 e col blocco o riduzione drastica dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita.

Fisco (famiglie e casa)

La tanto annunciata riforma fiscale resta una dichiarazione d’intenti per il prossimo triennio. Per intanto si dispone di tagli sulle agevolazioni fiscali (a meno che entro il 30 settembre 2013 non sarà esercitata la delega per la riforma fiscale). I tagli del 5% nel 2013 e del 20% dal 2014 avranno ad oggetto le agevolazioni fiscali per le famiglie come le spese sanitarie, di istruzione, detrazioni per familiari a carico e per gli asili nido. Anche la casa a pesare maggiormente sulle tasche degli italiani dopo la manovra con tagli sulle detrazioni sugli interessi dei mutui della prima casa, la detrazione per l’affitto della prima casa, la detrazione dei compensi pagati agli intermediari per l’acquisto della prima casa, ecc. Subiranno inoltre una riduzione le detrazioni relative alla ristrutturazione del patrimonio edilizio per il 36% e del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica.

Assenza di prospettive di sviluppo

L’insieme del provvedimento risulta non solo inadeguato, ingiusto e punitivo rispetto ai bisogni di ampie fasce sociali, ma si muove in direzione del tutto sbagliata anche per promuovere sviluppo. Aspetto del tutto evidente in questo senso sono i tagli agli incentivi per nuova occupazione ed al fondo per il sostegno dell’economia reale (con riduzioni di 252 milioni per il 2012, 392milioni per il 2013, 492 milioni per il 2014). Parallelamente appaiono ben poco efficaci le misure di sgravio fiscale previste per le nuove imprese giovanili.

Liberalizzazioni e nuove privatizzazioni

Allarmante, anche a seguito del positivo esito referendario, la proposta di riforma in materia di liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche con la finalità di incrementare il tasso di crescita dell’economia nazionale. Parallelamente a queste misure sono annunciati progetti di privatizzazioni con la dismissione di partecipazioni azionarie pubbliche.

Il Governo si è mosso in ritardo e sotto l’incedere di pressioni finanziarie proponendo ennesimi e perniciosi interventi finanziario-contabili al posto di coraggiosi progetti di rilancio del lavoro e sui nuovi fronti dell’economia sostenibile. Un inversione di tendenza risulta pertanto necessaria e urgente prima di rischiare di uscire definitivamente dal contesto europeo.

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