Caro Pd, il momento è ora

11 years ago by in Qua e là - consigli di lettura Tagged: , , ,

di Francesco Ferrara

La dialettica interna dei partiti è una cosa seria. Merita rispetto e discrezione. Prima di impicciarsene bisogna pensarci quattro volte. Però le decisioni che il Pd è chiamato a prendere a partire dalla prossima riunione della Direzione sono destinate a pesare troppo sulla sorte di questo Paese e a incidere a fondo sui destini traballanti dell’Europa. Riguardano pertanto tutta la sinistra, quella italiana e in buona misura anche quella europea.

Le alchimie di vertice e le sommatorie di sigle non sono state mai feconde e spesso, anzi, si sono rivelate controproducenti anche in termini di ragioneria elettorale. In questa occasione, però, un approccio simile avrebbe qualcosa di delittuoso.
L’inseguimento affannato di un mitologico “centro” non è mai servito a nulla, se non a confondere le acque in cui nuota e rischia di annegare lo stesso popolo di sinistra, più smarrito e confuso di quanto sia mai stato.
La proposta di mettere mano all’architettura istituzionale per risolvere meschini ed egoistici problemi di partito ha venature oscene ma è del tutto coerente alla concezione miseranda della politica e della democrazia che l’autore di quella proposta, Silvio Berlusconi, ha dimostrato di avere nel corso dei decenni.

Tutto ciò sarebbe vero comunque, ma lo è tanto più in quanto le prossime elezioni non saranno uguali alle altre. Peseranno molto di più, e molto più a lungo. Una fase è finita, nel Paese, nella Ue e nel mondo. Arrivano tutti insieme al pettine i nodi del berlusconismo in Italia, di un’integrazione edificata su fondamenta sbagliate in Europa, dell’orgia neoliberista ovunque.

Dovremmo tirare un triplo sospiro di sollievo, non fosse che i rischi di questo traumatico passaggio sono altissimi e che, in particolare per quanto riguarda l’Italia, l’alternativa è ancora vaga e incerta.

Il bivio è netto: se non si imbocca con coraggio e decisione una strada opposta a quella sin qui seguita, il quadro continuerà e peggiorare in termini di diseguaglianza sociale, atrofizzazione della democrazia e declino economico.

Da noi la situazione è ancor più grave che altrove. Al punto in cui sono arrivati e senza un drastico colpo di reni, la sfiducia nella politica e il disprezzo per i partiti rischiano seriamente di travolgere le stesse istituzioni democratiche.

Bisogna mettere in campo un’alternativa di respiro europeo, come si sta verificando in tutto il continente, persino nella stessa Germania. Bisogna costruirla partendo da alcuni contenuti essenziali: circoscritti, non ideologici ma di impatto tale da modificare davvero gli assetti e gli equilibri di questo Paese. Bisogna farlo per tempo, perché altrimenti non potremo reclamare alcuna credibilità ma anche perché, nel terremoto in cui ci troviamo, non si può affatto escludere che l’appuntamento elettorale arrivi prima del previsto.

Non è questione di foto di Vasto, semplificazione che conviene lasciare ai titoloni di giornale. Qui non si tratta di scattare istantanee ma di condividere progetti e di uscire dall’asfittico perimetro nel quale la politica si è sempre più rinchiusa.

Si tratta di mettere a punto un programma condiviso, non perché frutto di una mediazione ma di una ispirazione comune: altra garanzia di stabilità per una coalizione non c’è né ci può essere.

Si tratta di aprire porte e finestre e abbattere anche i muri. Di rompere i confini del centrosinistra per restituire vitalità alla politica e fiducia nella politica. C’è un solo modo per restituire vitalità alla politica e fiducia, ed è il ritorno della partecipazione vera, sentita e diretta delle done e degli uomini che vogliamo rappresentare. Questo ci chiederà la Fiom il 9 giugno
e a questa domanda, che va molto oltre la pur fondamentale rappresentanza dei metalmeccanici, dobbiamo dare risposta. Ora, non in un indefinito domani.

Questo deve essere fatto e noi pensiamo che di questo percorso il Partito democratico debba essere protagonista. Ma deve essere chiaro che se non sarà il principale partito del centrosinistra ad assolvere al proprio compito, dovrà necessariamente provarci qualcun altro. Noi saremo tra quelli.

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