Il voto del Consiglio regionale sulle province di martedì scorso dimostra come il Centro-Destra spesso scelga di non scegliere e di come, ancora una volta, siano i piccoli interessi elettoralistici e di campanile a prevalere.
Spiace che qualcuno a Casale abbia abboccato alle avances di Riva Vercellotti (Presidente della provincia di Vercelli). I fatti hanno dimostrato che queste ipotesi vengonosostenute solo in alcuni luogo ad uso e consumo dei casalesi e poi non trovano fondamento nelle sedi istituzionali. Centrato il risulato di “smontare” il quadrante di Novara questi esponenti politici ed istituzionali si accontentano di portare a casa il piccolo risultato spendibile sui propri territori sull’ipotesi di una provincia bi-cefala tra Vercelli e Biella.
Il “salvataggio” in deroga dell’autonomia astigiana, per come è stato raggiunto appare, se possibile, ancora più ridicolo. Esso assume, allo stato attuale, il sapore di una vittoria di Pirro, il cui esito risulterà vanificato da quella che sarà la decisione del Governo, per un territorio che risulta insufficiente sia sotto il parametro della superfice che quello della popolazione.
A Casale la maggioranza che amministra la città, da quando è al potere non ha mai fatto nulla per affrontare il problema degli assetti territoriali che da molto tempo stavano stretti nella forma esistente, per la nostra città.
Saltato il quadro previsto dal CAL che prevedeva quattro sole province, occorrerebbe ripensare realmente lo spirito del ridisegno delle autonomie locali, il cui riordino è stato incentrato sino ad ora sotto la spinta dell’accorpamento e della riduzione. Ripensarlo anche come riaggregazione di territori che possono trovare tra loro una omogeneità maggiore di quella descritta dagli attuali confini provinciali. L’inconsistenza attuale del mantenimento astigiano dovrebbe essere il motore per affrontare seriamente il tema dell’aggregazione di altri territori limitrofi, da cui Casale e il Monferrato potrebbero trarre opportunità. Farlo significa però invertire il processo sino a qui intravisto portando al centro una progettualità e un consenso anche popolare sino a qui totalmente ignorati.